Il tifoso del Napoli, ferito da un colpo di arma da fuoco, il giorno della finale di Coppa Italia, è ieri morto, ridando fuoco alla solita discussione sul calcio malato, in cui i tifosi, veri padroni del campo, possono permettersi ogni tipo di violenza, supportati dai vari club, che hanno bisogno di loro, e protetti da una parte dei media.
Cervelli malati, non li posso definire in altro modo, rotella di un sistema malato, in cui l'aggressività è divenuta un elemento di distinzione, sin dall'età scolare, basti ricordare i tanti episodi di bullismo, il gruppo si muove e ragiona in modo cattivo, trova i suoi leader, e punisce per divertirsi.
Sembra quasi un film di fantascienza, ma è la realtà dei fatti, indotta dal contesto sociale, che tollera, e in un certo modo apprezza chi è più cattivo, ritenendolo un individuo vincente, in questo modo la maleducazione è regola, e chi è educato e gentile, calpestato senza pietà.
La mia generazione è cresciuta mangiando pane e violenza, in tv, basti ricordare i cartoni animati degli anni '70, in cui il robot di turno sterminava il nemico, e in fondo non può ragionare in modo diverso, quello che mi chiedo, al solito, è come mai i ventenni di oggi siano ancora più assuefatti alla violenza, ma in fondo è una domanda facile a cui rispondere, dalla violenza finta dei cartoni amati si è passati a quella vera dei telegiornali, e a quella verosimile dei films, stesso discorso per la morale sessuale, ma di questo parleremo un altro giorno.
